mercoledì 14 marzo 2018

"La fanciulla e il cavaliere", 1a Parte


“«Quando tornerò, ti porterò notizie di pace, mia amata. È una promessa.»”

Così l’aveva lasciata. Quelle ultime e sintetiche parole l’avevano quasi portata a rimpiangere le sue richieste. Avrebbe preferito che le rimanesse accanto, che la cullasse con quel suo sguardo magnetico e quel sorriso dolce e caloroso. Il tempo in cui vivevano, però, era difficile per gli innamorati. In tempo di guerra, vi era poco spazio per l’amore. Gli uomini andavano a combattere, in terre lontane, e le donne rimanevano a custodire il focolare, con apprensione e paura, in trepidante attesa. Il senno, però, dopo anni di sangue e morti, aveva finalmente raggiunto i regnanti e lei, egoisticamente, gli aveva chiesto, in lacrime, di fermare quella guerra, di permettere il ritorno, semmai fosse ancora vivo, di suo fratello.


“Che sciocca e viziata egoista… Come ho potuto fargli una richiesta simile?”


Levò lo sguardo verso l’orizzonte, in cerca della nave che lo avrebbe ricondotto da lei. Il vento soffiava pungente su quel basso promontorio, ma lei, dal giorno seguente che lo aveva visto allontanarsi per la distesa blu, lo aveva aspettato lì, vicino al faro che illuminava la via ai marinai e ai commercianti di Menpher.


“Al di là del cerchio accecante e infuocato, così vicino, eppure così lontano, stai lottando per porre fine alle ostilità che hanno tinto di rosso questo nostro mare. Vorrei solo poterti essere accanto, farti forza come tu hai sempre fatto con me.”


Accarezzò delicatamente il grembo con le mani. Avrebbe tanto voluto dirgli la verità prima che partisse, ma non voleva dargli anche quel peso. Voleva nascondere quel piccolo “seme” che stava germogliando a tutti, compreso a lui.


“O padre, perché non accettate questo nostro amore?”


Probabilmente, sarebbe stata ricordata come la più snaturata ed egoista delle figlie. Non solo avrebbe costretto[1] l’uomo che amava a quell’unione, ma presumibilmente suo padre l’avrebbe odiata per il resto dei suoi giorni, ripudiandola.

Suo padre, infatti, aveva già scritto il suo destino: il suo futuro Lurdr[2] era già stato designato; non vi era spazio per l’amore. Non aveva modo di scegliere, non poteva farlo, non era permesso. Quell’unione avrebbe consolidato il potere della loro famiglia, inglobando un’altra potente famiglia di mercanti. Suo padre era inamovibile. Ancor più, non avrebbe mai accettato un nobile di una delle Dodici Famiglie; non gli interessava che avesse un’importante, quanto sacra, carica nell’esercito imperiale.


“«Non vi è guadagno, né attrattiva in un pomposo aristocratico amante delle armi. Non accetterò mai una cosa del genere. Mai.»”


Sottostare alle volontà paterne, accettare quell’amore così ardente e gentile… Sembrava che la guerra avesse raggiunto persino la sua intimità, che non vi fosse tregua, che non vi fosse speranza.


“No. Non lo permetterò. Loro sono le persone a me più care. Non per me.”


Sapeva che il suo amato avrebbe lottato per il loro amore, che era capace di adirarsi quando un argomento irritante riguardava lei, che sarebbe stato capace di minacciare persino suo padre. Troppo cocente e devastante sarebbe stato per lui perderla.
Il suo genitore, però, d’altro canto, non era da meno: si era confrontato con persone di rango anche superiore e il suo carattere caparbio e deciso, per quanto educato e morigerato nei modi, lo aveva più volte portato a vincere degli scontri che chiunque altro non avrebbe osato nemmeno affrontare. Qualcuno, inevitabilmente, ne sarebbe uscito ferito. Doveva evitarlo.


«Mia signora, il sole sta per calare completamente. Non credete che sia il momento di tornare?» esclamò il suo servitore-guardia alle sue spalle.


«Sì. Andiamo. Domani è un altro giorno.»

[...] 




Questo racconto potrà sembrare, e in parte lo è veramente, una storia d'amore molto comune: lei che attende il suo ritorno, guardando l'orizzonte, l'amore inviso al padre di lei, lui un uomo forte e coraggioso. Ciò che davvero è interessante, però, è lo sfondo su cui tutto questo accade. Fateci attenzione, mi raccomando 😉.
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A presto e stay tuned 😁.


[1] In ambienti aristocratici, o comunque nobiliari, una donna rimasta incinta costringeva l’uomo “colpevole” a unirsi alla donna in questione. Se l’uomo non accettava tale condizione, la sua famigli ava pagava “un indennizzo” alla famiglia della figlia, con conseguente aborto o abbandono del bambino.


[2] “Compagno di vita”. È un termine bavarieno, divenuto d’uso comune nella Satrapia del Sud.

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