Rimase più
impressionato dal fatto che non l’avesse notata quando era entrato nella
struttura che dall’arma in sé. Dourgrand era la lama del primo “progenitore”,
almeno secondo la Famiglia Cardas, delle Dodici Famiglie: ciò che la
caratterizzava, e che attirò subito lo sguardo del suo nuovo spettatore, era il
frammento di una zanna di lupo incastonato nel manico, un diretto e chiarissimo
rimando al “nome” della nobile famiglia. Percepì un brivido percorrergli la
pelle, una sensazione che non aveva nulla di sgradevole, ma sicuramente di
potente. Quella era la testimonianza di un passato antico, assunto a mito e
trasmesso di generazione in generazione non solo dai membri della Famiglia
Cardas, ma da tutto il popolo bavarieno.
“Chissà
se la profezia secondo cui il giorno in cui la Famiglia Cardas smarrirà
Dourgrand cadrà è vera…?”
Avrebbe voluto
soffermarcisi di più, tuttavia la sua mente fu turbata da un’intensa curiosità.
Ruotò la testa verso il secondo muro vuoto, opposto a quello dove la “Zanna”
attendeva, e si domandò nuovamente come era possibile che fosse stato così
sbadato: una bacinella di porcellana, rivolta in modo tale che l’interno fosse
ben visibile, era fissata mediante delle assi di legno alla parete. Rametti,
foglie e fiori la decoravano, gli stessi che comunemente venivano chiamati
“Loudass”.
«Noto che la sua mente
è attirata da oggetti dal notevole valore. L’ha riconosciuta?»
«Come non si
potrebbe. La Gladlassren, un
oggetto su cui corrono leggende e miti. Si narra che sia capace di rendere
l’acqua con cui viene riempita in grado di curare qualunque male; altri dicono
che permetta di bere l’elisir di lunga vita; altri sussurrano che sia soltanto
un oggetto maledetto dalla stregoneria. È… è davvero capace di ciò?»
Mitt vide per la prima
volta Denzar esitare. Non rispose subito, si mise prima a osservare,
meditabondo, l’oggetto in questione. Stava forse soppesando cosa dirgli?
Possibile che ci fosse un fondo di verità?
«Potrei raccontarle ciò
che so, ciò che ho visto, tuttavia
non credo che gioverebbe a qualcuno. Tanti hanno aspirato a quella bacinella,
alcuni me l’hanno anche richiesta, due sono stati persino in grado di rubarla
alla mia famiglia. In ogni caso, però, ha sempre fatto ritorno. Indubbiamente è
un oggetto dal “potere occulto”, tuttavia è un bene per lei e per chiunque
altro non sapere. Desiderarla, non importa quale sia il motivo, non porta mai
nulla di buono. La magia ha sempre un
prezzo da pagare.»
Questa
volta la sensazione fu spiacevole: un insidioso timore iniziò a serpeggiare nel
suo animo e per un attimo, un frangente fugace e quasi impercettibile, gli
parve di essere sondato da qualcosa che, voracemente, cercava un appiglio, uno
spiraglio, un’angoscia a cui aggrapparsi. Fu un sollievo sentire la voce del
capofamiglia rompere nuovamente il silenzio, prima che desideri proibiti
cominciassero a sobillare il suo spirito e la sua mente:«Che ambizione può
avere un uomo che già possiede tutto questo, un uomo che, nolente o volente, è
inevitabilmente eclissato dalla fama e dalla gloria dei suoi avi? La memoria,
Fhard Mitt. Un segno, un marchio che deve lasciare un solco così imponente su
questa terra da non poter essere dimenticato tanto facilmente. E lei, mi darà
proprio questa possibilità. Quindi, per favore, non si nasconda più e mostri
quel desiderio così ardente che condividiamo.
Detto ciò, le illustro
cosa è necessario modificare: il muro
in sé è improponibile e impossibile e non solo per motivi economici, ma anche,
principalmente per motivi logistici. Per costruirlo sarebbe necessario
dirottare sufficiente materiale dalle miniere di Vourglan e di Nienden…»
«Perdonate l’insolenza
di interrompervi, nobile Fhard, ma non basterebbe utilizzare la miniera di pietra
bianca dei Monti Freddi?»
«Non sia ingenuo,»
esclamò Denzar, sfoderando un sorriso divertito «le sue fortezze saranno
costruite in Endiurg.»
«Ma in questo modo i
costi rimarrebbero comunque altissimi!»
«Riguardo il costo dei
materiali non si deve preoccupare. Me ne occuperò io. Riguardo, invece, alla
“forma” della sua “creatura” avevo pensato a qualcosa di questo genere.»
L'esposizione dei
cambiamenti al suo progetto lo portarono a immaginare qualcosa di completamente
diverso e, per un attimo, ne rimase lievemente deluso.
«Tuttavia, in questo
modo le razzie non si fermeranno...»
«Al contrario. Useremo
una difesa naturale che nella Satrapia del Nord è molto più vasta di qualunque
fortificazione: la Durren dran.
Sposteremo tutti i villaggi entro la foresta e lasceremo a quei folli barbari
solo terra brulla e desolata. Quando cercheranno di invaderci, se saranno tanto
sciocchi da illudersi di potersi intrufolare senza conseguenze, in brevissimo
tempo si troveranno con la linea di supporto e la via di fuga tagliata e
davanti a loro una foresta di cui non conoscono nulla, nemmeno il fatto che vi
siano dei presidi di soldati imperiali pronti ad accerchiarli. Crederanno di
venire come orsi ruggenti, quando in realtà non saranno altro che topi in
trappola.»
Il
sangue cominciò a ribollirgli nelle vene. Riusciva a “vedere” quei rozzi
assassini circondati, disperati e poi fatti a pezzi. Sentiva l'impeto di
urlare, di scatenare il suo odio, di trovarsi lì nel momento in cui le Sue
costruzioni li avrebbero prima illusi e poi avrebbero segnato la loro fine.
Quando
alzò lo sguardo e incrociò quello del capofamiglia non provò altro che
ammirazione e obbedienza.
«I
vostri consigli hanno illuminato la mia mente e il mio cuore, Iundar. Quando
potremo iniziare?»
«Un
uomo assetato di sangue... benché non voglia sporcarsi le mani direttamente.
Patetico.»
«Su,
su, fratello. Non essere così lapidario. Molti hanno la fortuna di nascere
dotati in un campo, alcuni in due, i talentuosi e i migliori in molti di più.
Quell'uomo sta solo cercando di portare avanti il suo egoistico desiderio
nell'unico modo che sa di poter gestire meglio e questo lo rende una persona
più intelligente di tanti altri.»
Bool
fissava il fratello maggiore ritto in piedi, accanto a lui, mentre quest'ultimo
scrutava, assorto, il fuoco che ardeva nel camino. Si era ormai fatta sera e,
come faceva spesso, aveva deciso di esporre a suo fratello il loro prossimo
“investimento”.
Fhard
Bool aveva ripreso molto da sua madre: gli occhi bruni e i capelli tra il
biondo chiaro e il castano. Dal padre, invece, a differenza del fratello, aveva
ripreso la corporatura, massiccia, e l'altezza, imponente.
«Non
credevo che avresti accettato un simile... affare. Se così si può chiamare.
Trovi veramente importante questa fortificazione al nord, quando le attenzioni
di Sua Maestà si stanno sempre di più spostando verso il sud?»
«Sai,
fratello, qual è la caratteristica che un buon capofamiglia, o un buon
regnante, deve avere? La lungimiranza. Il sud non sarà che un passatempo
temporaneo. Il Nord rappresenta il futuro. Una volta che il progetto
raggiungerà la corte, Sua Maestà ne prenderà atto e lo approverà,
permettendoci, così, di attingere anche a dei sostanziosi contributi imperiali.
E un giorno, sarà la Famiglia Cardas a essere ricordata come la famiglia che
per prima predisse il pericolo del Cournan Dangar.»
“E
chissà, forse, un giorno, si potrebbero rivelare più utili di quanto, adesso,
possiamo immaginare.”
Il progetto che Denzar aveva dietro le fortezze non andò mai realmente a compimento. Sta di fatto, però, che la sua idea di porre tali fortificazioni come un merito della Famiglia Cardas ebbe, in futuro, conseguenze inaspettate.
E così si conclude questo racconto riguardo il Bastione del Nord. Tra due settimane vi aspetterà una storia, forse, ancor più singolare: "L'essere un Guaritore".
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A presto e stay tuned 😁.