Camminava
sconsolato, in cerca di una risposta, di un suggerimento che potesse aiutarlo.
Aveva già avuto a che fare con una decisione simile, tuttavia non aveva
previsto di ritrovarvisi una seconda volta così presto.
Mentre
strascicava i piedi, alzò lo sguardo e notò l’insegna della Joker Roc. Non era mai riuscito a farsi
dire perché il vecchio Beter avesse scelto quello che sembrava un grifone, o un
qualche altro tipo di volatile, vicino a un boccale di birra spumoso e
invitante. Per quanto si scervellasse non ne trovava il senso ed era giunto
alla conclusione che forse quel cartello non avesse nemmeno un senso.
Forse fu proprio per il
fatto che per un breve momento aveva perso interesse per il suo problema che
decise di farsi una rapida bevuta. Salì i piccoli scalini in pietra davanti
all’ingresso e poi spostò i tendaggi, entrando per l’unica anta aperta della
porta. Fu subito colpito da una zaffata di odori e profumi: dagli olezzi della
serata prima alle fragranze della birra e del Blurden[1].
Notò subito il vecchio Beter seduto in mezzo alla sala, vicino a una delle
tante tavolate e una delle sue figlie, forse Kelly, che, di spalle, stava
passando uno straccio bagnato a terra.
“Chissà
quanto a lungo Beter le farà sgobbare nella locanda. Prima o poi dovrà
trovargli un compagno degno di questo nome… Meglio lasciar perdere,
conoscendolo.”
«Signor Temer! Prego
entri. Desidera qualcosa? Da bere, forse?» le chiese la ragazzina, voltatasi
improvvisamente, forse a causa del rumore dei suoi passi sul legno
scricchiolante.
«No, veram…»
«Temer! Che ci fai qui
a quest’ora? Il tramonto è lungi dall’arrivare» tuonò Beter, sovrastando
qualunque conversazione Temer e Kelly potessero avere.
«Ho lasciato i campi
prima oggi.» gli rispose, facendo cenno alla ragazza di non preoccuparsi «Il
raccolto è buono quest’anno, quindi, non ho molta fretta. Posso prendermi un po' di tempo per… per pensare» aggiunse, avvicinandosi a Beter che gli fece
prontamente cenno di accomodarsi.
«E cosa ti assilla così
tanto, giovine?»
“Dovrei
parlarne? È una questione che dovrei risolvere da solo. Come faccio a
spiegargli che…”
«Se non hai voglia di
dirmelo, non ti preoccupare. Preferisci qualcosa di rinfrescante con cui
dissetarti?»
«Sarebbe l’ideale…
anche se con me non ho denaro.»
«Kelly, portaci due
boccali di birra. Te la offro volentieri.»
«T-ti ringrazio Beter.»
Un silenzio
imbarazzante calò tra i due. Mentre il vecchio locandiere si divertiva a
giocherellare con il bastone di timbru[2], Temer
cercava in ogni modo di non incrociare il suo sguardo, tentando di trovare
qualcosa che potesse quanto meno farlo sembrare “impegnato”. Quando arrivarono
i due boccali e la voce di Kelly spezzò il silenzio, la situazione sembrò
persino peggiorare. Concentrati nel sorseggiare la birra, nessuno osò proferire
parola. L’unico rumore udibile era Kelly che puliva il pavimento e i tavoli e
Bellet che sferragliava in quella che presumeva fosse la cucina.
«Non ce la faccio più!
Senti, o mi dici qual è il problema oppure, finito il boccale, te ne vai. Ci
rivediamo quando avrai voglia di parlarmene oppure quando avrai sistemato la
faccenda… Non sopporto certe situazioni» sbuffò infastidito.
«Perdonami, Beter…
Allora, ascolta: come tu ben sai, io e Elys stiamo per avere il nostro terzogenito e… e…»
«E?!»
«Non abbiamo idea di
quale nome dargli.»
Beter scoppiò a ridere,
mentre Temer si mordeva il labbro evidentemente imbarazzato.
«E stai messo così solo
per questo? Ragazzo mio, dovresti saperlo bene che i problemi nella vita sono
altri. Il nome arriverà, dovete solo avere pazienza.»
«È che questa
gravidanza è stata una sorpresa e con Sefer che sta crescendo non abbiamo avuto
il tempo di pensarci. So bene che non è nulla di importante, però, non so… non
sapere quale nome dare a mio figlio mi infastidisce. E non poco.»
«È
normale. Un padre vuole sempre il meglio per la propria prole. Sempre. E avere
un buon nome può essere una cosa importante, a seconda dei punti di vista.
Vuoi sapere come ho
scelto il nome di Bellet? Dalla mia compagna. Sai, lei... era una donna
sorprendente. Nulla di speciale nell’aspetto fisico, tuttavia, aveva il
coraggio di dieci uomini e la forza d’animo di altrettante decine. Al tempo,
quando ci incontrammo, lei era una ladra, cercava di sopravvivere come poteva.
Vivere nell’arcipelago significava questo, Temer…»
«Beter, io… se tu
preferisci non parlarmene, io…»
«E perché mai? Tu sei
stato quello che mi ha permesso di aprire un’attività di tutto rispetto,
qualcosa che venisse ben visto dalla gente di questa cittadina. Non volevo
nient’altro, ragazzo mio. Le mie speranze erano solo quelle di trovare una
terra in cui le mie figlie potessero vivere tra le persone in pace e con
serenità. E anche grazie a te, sono riuscito in ciò. Non ho nulla da
nasconderti.»
«Beter così esageri,
però.»
«E
sinceramente il carattere di Elys mi ricorda molto quello della mia Betty.
Tenaci come poche.
Era da tanto che non
pensavo a lei, ma devo dire che il trovarmi qui ora, con le mie figlie, non fa
altro che aiutarmi a ricordare quei momenti con più dolcezza che dolore. Sai,
quando ci incontrammo, entrambi eravamo soli. Mio padre e mia madre erano morti
e mio fratello aveva deciso di partire, di allontanarsi da quell’isola dove,
secondo lui, non potevamo far altro che soffrire la fame. Lei, invece, nemmeno
li conosceva i suoi genitori e non aveva altri parenti su cui affidarsi. Non
eravamo indifesi, non potevi permettertelo se volevi sopravvivere, e all’inizio
rischiammo pure di ammazzarci a vicenda. Quando sei disperato non ti fai tanti
problemi…»
[...]
Ogni storia, anche la più insignificante, ha la sua importanza, ha il suo piccolo posto nel "cosmo".
Quando iniziai a scrivere le Cronache avevo in mente di descrivere solo eventi e storie cruciali per l'Impero e la sua storia, ma, poi, i miei intenti iniziali sono cambiati e ho deciso di raccontare anche qualcosa di così banale come la scelta di un nome.
Per qualunque dubbio, domanda o confronto potete lasciare un commento sulla Pagina Facebook Gli Annali della Caduta oppure direttamente qui sul blog.
A presto e stay tuned 😁.
Nessun commento:
Posta un commento