«Procedete» strepitò
una voce cavernosa dall’interno.
Le
porte si aprirono. Vi entrò rapidamente, passando per un piccolo, breve e tenebroso corridoio e accedendo subito in
un’ampia sala in cui vi era un grande tavolo quadrato, con una piccola
sporgenza, e quattordici sedie; a destra, verso l’interno vi era un drappo dal
colore rosso che recava l’immagine di un rapace incoronato e, poco sotto, di due
spade incrociate; a sinistra, verso l’esterno, vi era un balcone, il cui ingresso era in quel
momento coperto da pregiati tendaggi.
Il Re, Vedrec I, era
seduto a capo di quella tavola, proprio dove si creava la sporgenza, unico
punto in cui la forma quadrata si spezzava. Evansburg aveva ripreso molti
tratti da parte del padre: il viso duro e arcigno, la capigliatura di un colore
nero corvino e un corpo prestante e robusto. Suo padre stesso, però, era solito
soffermarsi sui tratti che aveva ereditato da sua madre: gli occhi scuri ma
profondi e densi di emozioni e turbamenti e la bocca sottile ma tagliente.
«Padre. Vostra Maestà»
proruppe solennemente il Dragh, omaggiando il Re con un profondo e elegante
inchino.
«Figlio. Vieni,
avvicinati» esclamò Vedrec, voltandosi verso di lui per poi tornare a guardare
qualcosa davanti a sé.
Si avvicino al seggio
leggermente rialzato e, dato il silenzio di suo padre, si girò anche lui a
osservare l’arazzo che si trovava poggiato al centro di quella tavola: era
stilizzata, probabilmente solo vagamente precisa, ma la mappa del regno, dei
suoi confini e dei popoli vicini era facilmente distinguibile; qua e là, in
vari punti, vi erano delle grosse e rettangolari pedine in legno su cui vi
erano incisi delle lettere che da quella distanza non riusciva bene a leggere.
«Onorabile Padre,
qualcosa vi tur… ?»
«Da più di vent’anni
cerco di assicurare le piane occidentali al nostro dominio e ancora oggi questo
obiettivo continua a sembrarmi distante. Probabilmente sto diventando troppo
vecchio per certe cose… Dimmi, Evansburg, come prenderesti Guldraos?»
Rimase stupefatto. Mai,
nei suoi seppur brevi sedici anni di vita, lo aveva interpellato per questioni
militari. Quantomeno non in quel modo, come se fosse disperato e in cerca di
una soluzione che non riusciva a trovare. In ogni caso, lasciò poco spazio alla
sorpresa; prese coraggio e dopo aver guardato per un certo lasso di tempo
l’arazzo esclamò:«Forzando il nemico a uscire dalle mura».
«Come?» chiese il Re,
incuriosito da quella affermazione.
«Dalle ultime
informazioni che abbiamo acquisito, sembra che la Druvan-roufren usi Dancreas
per rifornire il nostro nemico di uomini e rifornimenti. Ci basterà fingere di
voler assediare la città. I guldraoni, impauriti dalla possibilità che possiamo
tagliarli fuori dalle loro amate vettovaglie, correranno a respingerci. A quel
punto sarà necessario tenere impegnato il loro esercito, mentre le nostre forze
principali assedieranno Guldraos. Se saremo fortunati e sapremo isolarli per
bene dalla loro città, potremo addirittura impaurirli a tal punto da indurli a
rimanere a protezione di Dancreas per un certo periodo.»
«E cosa ti fa credere
che saranno tanto sciocchi da lasciare la loro adorata città senza protezione?»
lo interpellò, visibilmente colpito.
«Oh, questo perché» e
mentre parlava si voltò verso il padre con un ghigno sul volto «ci sarà
l’odiato principe, erede dei Dragarsc a comandare il finto assedio. Appena
giungerà loro tale notizia, si catapulteranno contro di noi. E quello sarà il
loro ultimo e fatale errore.»
«Vorresti mettere a tal
punto in pericolo la tua vita? Quel Desfur, il rampollo della Famiglia Ura, con
cui nell’ultimo periodo ti intrattieni spesso, ti ha messo in testa idee
ardimentose, figlio mio.»
«In realtà, la parte in
cui sono io ad adescare il nemico è una mia idea. Ah, e anche l’idea di
spingere una dresma
a razziare i villaggi nelle vicinanze del Forte di Sullvan
per aizzare la lega è mia.»
Evansburg ricordò a lungo
lo sguardo penetrante e silenzioso che suo padre gli rivolse in quel momento. A
differenza di sua madre e di lui stesso, i suoi occhi non erano espressivi e
nascondevano nel loro verdeggiante colore le emozioni e i segreti che
contenevano. Intuì, ma non ne fu mai certo completamente, solo più tardi cosa
potesse significare, cosa vi si celasse.
«Figlio… quale
determinazione brucia nei tuoi occhi? Per quale scopo?» chiese Vedrec,
continuando a fissarlo.
“Quale…
scopo? Il mio unico desiderio è sempre stato, prima di tutto, quello di
compiacervi padre; di essere degno di voi e del retaggio che porto. La mia
determinazione è semplicemente al servizio del nostro popolo e del nostro
regno. Per l’onore dei Dragarsc, Dominatori di Eus
e di Ausghend, la mia unica ambizione è… “
Non disse nulla di
tutto ciò. Rimase in silenzio. Solo dopo aver osservato per un tempo immemore
la fievole luce che riusciva a filtrare tra i tendaggi, si decise a rispondere.
«Dominare ogni cosa.
Non solo queste quattro città di mentecatti, ma anche il lontano Regno di Otsu,
i Barbari del Nord e persino il temuto, seppur fragile, Impero di Ete. Io… io
so, sento, che abbiamo la forza per imporci su tutto e tutti. Quel destino è
semplicemente davanti a noi. Dobbiamo solo avere la forza e il coraggio di
afferrarlo.»
«Tu… tu vorresti… ?»
Vedrec lo vide voltarsi
verso di lui e guardarlo negli occhi. Vi lesse tutto. Il “mondo” che immaginava
e che sognava, il futuro che, forse, avrebbe avuto. Non vi era limite in quel
desiderio che, tuttavia, non era bramosia, ma semplice convinzione.
«Arriverà il giorno,
mio amato e onorevole padre, in cui il nostro nome risuonerà per tutte le terre
conosciute e verrà ricordato per i secoli a venire.»
Un
lieve sorriso increspò il suo volto. Fino a quel momento non se n’era ancora
accorto, ma suo figlio era pronto per essere regnante.
Il Sogno del
Conquistatore sorse quel giorno.
Questo fu il preludio alla conquista di Ethusa. Siamo ben lontani dall'Impero e, anche se in pochi anni, molto sangue fu versato per raggiungere l'unificazione.
Il prossimo racconto riguarderà Roc Sym, la cittadina natale di Sefer, la cui fondazione e storia è più "particolare" di quanto si pensi...
Per qualunque domanda o confronto potete lasciare un commento sulla Pagina Facebook Gli Annali della Caduta oppure direttamente qui sul blog.
A presto e stay tuned 😁😉.