venerdì 27 ottobre 2017

Beter

Non è certo quanti anni abbia, anche perché nessuno lo sa e lui non l’ha mai detto. Giunto a Roc Sym più di sette anni fa, ha aperto una locanda nella cittadina, la Joker Roc, che con il tempo è stata sempre più frequentata... [Appendice, L'Impero di Luce]

Questo personaggio nella storia principale è marginale tanto quanto le sue figlie, tuttavia costituisce, per il padre di Sefer, un legame profondo.
Altro discorso è la sua presenza nelle Cronache. Ne "La Scelta di un nome" oltre al suo ruolo nella scelta di un nome tanto singolare il secondogenito di Temer, considerando che sono imperiali, ci narra anche le sue memorie, un passato decisamente doloroso; in particolare, dell'amata che ha perduto Beter continua ad avere, benché sia trascorso tanto tempo, un ricordo affettuoso e limpido.

Nascita: 24° giorno del mese di Sullustra-vas.
Età: ???
Altezza: 1.63
Provenienza: ???, Arcipelago dei Falsi.
Aspetto: una volta uomo dal fisico aitante e vigoroso, ormai, però, tra i capelli e la barba ingrigiti e il volto solcato dalle rughe il tempo sembra aver lasciato i suoi segni. Il naso grande e a patata e i modi cordiali danno l'impressione di un uomo buono e gentile, tuttavia il suo animo nasconde in profondità una durezza d'animo provocata dal suo passato.
Appartenenza: /
Citazione: "«Beter… mi dispiace… io, vi ho giudicato troppo in fretta, preso dalla foga e dal disprezzo.»

«Vi?»


«Voi Falsi.»


Scoppiò a ridere e Temer lo guardò imbarazzato e sorpreso da quella reazione. Aveva forse frainteso o detto qualcosa di divertente?


«O giovane amico mio, “noi” Falsi siamo dei gran figli di buona donna. E anche della peggior razza. I vostri insulti sono anche troppo lusinghieri per i miei gusti. Ho sentito Betty usare termini ben più coloriti in non so quante occasioni in passato.

Non guardarmi come uno di loro, Temer. Io non sono un Falso, tanto quanto non lo sono le mie “figlie” o lo era la mia compagna. Falso è solo una parola. Per noi non ha mai rappresentato nulla.»" ["La Scelta di un nome", 2a Parte]



Il suo destino verrà mostrato lungo la trilogia e, forse, in un certo senso, concreterà una piccola svolta nella trama 😉.
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mercoledì 25 ottobre 2017

"L'essere un Guaritore", 1a Parte



Giorno 15 di Isna:


“Siamo cresciuti nella certezza che il nostro compito sia combattere, individuare ed eliminare il nemico. Alcuni ci definiscono guardiani, altri, con disprezzo e paura, ci vedono solo e semplicemente come una minaccia. Il nostro potere è al servizio di quest’unico scopo, al servizio del sovrano, figlio prediletto del Dio Sole.

Nonostante ciò… io sento che il nostro potere può essere impiegato in altri modi… anzi, io lo so! Possibile che nessun altro sia mai riuscito a capirlo? Perché non immaginare altri ruoli oltre a quello di semplici soldati? Paura? Ottusità? O forse un mal celato orgoglio, subdolo metodo per difenderci dal disprezzo altrui?

Siamo maghi, nati per volere della Luce e della Terra. Il nostro potere, l’energia primordiale che ci è stata concessa ci rende reietti, mostri con sembianze umane; per alcuni la nostra esistenza è tollerata a causa della nostra utilità. Ritengo, però, che la colpa più grande in questo enorme e diffuso pregiudizio sia stata e sia tuttora la nostra incapacità di cercare, di esplorare vie per avvicinare il popolo, per dimostrarci degni di rispetto e affetto.

Perché allora non usare la magia per guarire, per aiutare i nostri soldati feriti, o il popolo ammalato? Invece che distruggere, potremmo curare, assistere quanti ne hanno bisogno. Le mie prove, tenute segrete ai più, mi hanno portato a pensare che siamo stati sciocchi, ciechi davanti alle potenzialità di cui ci siamo privati.”


Giorno 24 di Isna:


“Non riesco ancora ad avere risultati soddisfacenti. Credevo di essere sulla strada giusta ma non è così. Il povero cane è morto qualche giro di clessidra fa… Forse è solo una mia patetica follia. E anche un grosso rischio. Se si venisse a sapere cosa faccio qui, nelle mie stanze improvvisate ormai in un laboratorio, verrei condannato a morte così rapidamente da poter sentire già la corda stringersi intorno al mio collo… Non ha così tanto senso quanto sto facendo e altrettanto inutili sono queste pergamene su cui scrivo appunti, in cerca di organizzare i miei pensieri.

È tutto così nebuloso…”


Giorno 2 di Ishirna-salaes:


“Che il Dio Sole sia ringraziato. È stata indubbiamente la Sua guida a non farmi abbandonare la speranza.

Follemente avevo pensato di poter trasferire la magia dentro un corpo senza reazioni, ma vi possono essere altri modi. L’essenziale non è curare la ferita, ma indurre il corpo a curarsi. È ovvio che in qualche modo i corpi degli esseri viventi tendono a rigenerarsi e coloro che possiedono la magia lo fanno a velocità molto più rapida e con molto più successo. Dunque, invece che scaricare la magia dentro il corpo, tentando di padroneggiarla e di usarla per guarire le lesioni, è necessario usare l’Energia per stimolare i nostri apparati rigenerativi. Non ho modo di comprendere dove si possano trovare o come effettivamente funzionino, però, al livello pratico non è strettamente necessario saperlo.

Quest’oggi proverò con un gatto randagio, ma ho comunque già trovato un gudural[1] nel caso la mia prova con il felino fallisse.

Suppongo che sia giusto anche menzionare Master Herdreg che, a causa della sua convalescenza in Accademia dopo un pericoloso incidente, mi ha dato un indizio importante.”

[...]



Quando ho cominciato a scrivere questo racconto, la mia intenzione era quella di mostrare come l'impiego della magia si fosse evoluto e specializzato con il tempo e che l'uso più comune era anche quello più tragico. L'Impero ha sempre visto la Federazione come uno strumento, un'arma letale e, in un certo senso, anche a doppio taglio eventualmente. Alla fine, però, come si vedrà nella seconda parte, ho deciso di inserire anche un piccolo indizio, un frammento di verità che nella trilogia verrà approfondito.
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[1] Sono roditori dalla grandezza pari a quella di un infante. Hanno caratteristiche simili anche alle talpe. Alcune specie sono completamente cieche e vivono nel sottosuolo, mentre altre hanno mantenuto un contatto con la superficie e causa degli impianti fognari delle grandi città imperiali finiscono per infestarle. Hanno un pelo folto, almeno quelle in superficie e zampe dagli artigli pericolosi.

lunedì 23 ottobre 2017

L'ISOLA DEI MALIGNI

Ci sono molte storie sugli abitanti di questa piccola isola. Conosciuta abbastanza poco dagli abitanti di Zhelt, all’epoca di Evansburg II fu mandata una delegazione per instaurare dei rapporti con gli abitanti. Tornò solo un membro della spedizione, completamente impazzito. Da quel momento in poi l’Impero ha completamente abbandonato qualunque interesse per l’isola e proprio per questa sciagurata spedizione venne chiamata con il nome di Isola dei Maligni... [Da "L'Impero di Luce", Appendice]

Gli abitanti di quest'isola rappresentano l'impronta di un altro popolo, di un'altra razza che solcò il continente, in tempo immemore, lontano e ormai dimenticato. Sono sempre rimasti isolati dal resto della popolazione del continente e dai loro vicini, gli zheltiani, sono sempre stati temuti.
Nel corso della trilogia su di loro verrà detto poco, benché potrebbero avere un ruolo rilevante nella guerra. Di sicuro sono rimarranno un mistero e, soprattutto, un 'infida minaccia...







Ci sarebbe molto altro da dire sugli abitanti di questa remota isola, purtroppo, però, devo impedire alla mia mano di scrivere più del dovuto e limitare i dettagli. Arriverà il momento in cui la loro provenienza, i loro obbiettivi e molto altro verrà rivelato ma "non è questo il giorno" [cit. 😉].
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venerdì 20 ottobre 2017

Bellet & Kelly

Due inservienti che lavorano alla Joker Roc. Giunte a Roc Sym insieme a Beter, si dice che siano le sue figlie, ma l’uomo, parlando molto poco di se stesso, non ha mai confermato queste voci, né l’hanno fatto le due ragazze... [Appendice, L'Impero di Luce]

Su questi due personaggi, che vengono uniti a causa della loro concreta marginalità, c'è poco da dire. Non avranno mai molto spazio, tuttavia torneranno lungo la trilogia. Sul fatto di chi sia il loro vero padre ci saranno degli approfondimenti, anche perché, avendo i loro genitori vissuto per un certo periodo tranquillamente nell'Arcipelago, ciò significa implicitamente che qualcuno aveva sufficiente autorità da permetterlo.
Ma questa è un'altra storia.



Bellet
Nascita: 19° giorno del mese di Viarius.
Età: 25
Altezza: 1.65
Provenienza: ???, Arcipelago dei Falsi.
Aspetto: ragazza dai capelli biondi, dagli occhi castani, dal seno prosperoso e dallo sguardo intimidatorio, capace di allontanare chiunque provi a molestarla.
Appartenenza: /

Kelly
Nascita: 8° giorno del mese di Galpiern.
Età: 26
Altezza: 1.68
Provenienza: ???, Arcipelago dei Falsi.
Aspetto: capelli biondi e occhi neri; è meno attraeante rispetto alla sorella minore, tuttavia ha un carattere più dolce e per questo è più fragile.
Appartenenza: /

Kelly e Bellet
Citazione: «È un bellissimo bambino» disse il vecchio, mentre Kelly e Bellet sorridevano e tentavano di giocherellare con l’infante ancora in fasce «Dunque, hai deciso il nome?»["La Scelta di un nome", 2a Parte]




Ammetto che questi due personaggi li ho sempre raffigurati nella mia mente come semplici comparse, tuttavia il loro legame con Beter e i loro genitori possono nascondere risvolti interessanti 😉.
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mercoledì 11 ottobre 2017

"La Nascita delle Sei Fortezze", 3a Parte




Rimase più impressionato dal fatto che non l’avesse notata quando era entrato nella struttura che dall’arma in sé. Dourgrand era la lama del primo “progenitore”, almeno secondo la Famiglia Cardas, delle Dodici Famiglie: ciò che la caratterizzava, e che attirò subito lo sguardo del suo nuovo spettatore, era il frammento di una zanna di lupo incastonato nel manico, un diretto e chiarissimo rimando al “nome” della nobile famiglia. Percepì un brivido percorrergli la pelle, una sensazione che non aveva nulla di sgradevole, ma sicuramente di potente. Quella era la testimonianza di un passato antico, assunto a mito e trasmesso di generazione in generazione non solo dai membri della Famiglia Cardas, ma da tutto il popolo bavarieno.


“Chissà se la profezia secondo cui il giorno in cui la Famiglia Cardas smarrirà Dourgrand cadrà è vera…?”


Avrebbe voluto soffermarcisi di più, tuttavia la sua mente fu turbata da un’intensa curiosità. Ruotò la testa verso il secondo muro vuoto, opposto a quello dove la “Zanna” attendeva, e si domandò nuovamente come era possibile che fosse stato così sbadato: una bacinella di porcellana, rivolta in modo tale che l’interno fosse ben visibile, era fissata mediante delle assi di legno alla parete. Rametti, foglie e fiori la decoravano, gli stessi che comunemente venivano chiamati “Loudass”[1].


«Noto che la sua mente è attirata da oggetti dal notevole valore. L’ha riconosciuta?»


«Come non si potrebbe. La Gladlassren[2], un oggetto su cui corrono leggende e miti. Si narra che sia capace di rendere l’acqua con cui viene riempita in grado di curare qualunque male; altri dicono che permetta di bere l’elisir di lunga vita; altri sussurrano che sia soltanto un oggetto maledetto dalla stregoneria. È… è davvero capace di ciò?»


Mitt vide per la prima volta Denzar esitare. Non rispose subito, si mise prima a osservare, meditabondo, l’oggetto in questione. Stava forse soppesando cosa dirgli? Possibile che ci fosse un fondo di verità?


«Potrei raccontarle ciò che so, ciò che ho visto, tuttavia non credo che gioverebbe a qualcuno. Tanti hanno aspirato a quella bacinella, alcuni me l’hanno anche richiesta, due sono stati persino in grado di rubarla alla mia famiglia. In ogni caso, però, ha sempre fatto ritorno. Indubbiamente è un oggetto dal “potere occulto”, tuttavia è un bene per lei e per chiunque altro non sapere. Desiderarla, non importa quale sia il motivo, non porta mai nulla di buono. La magia ha sempre un prezzo da pagare.»


Questa volta la sensazione fu spiacevole: un insidioso timore iniziò a serpeggiare nel suo animo e per un attimo, un frangente fugace e quasi impercettibile, gli parve di essere sondato da qualcosa che, voracemente, cercava un appiglio, uno spiraglio, un’angoscia a cui aggrapparsi. Fu un sollievo sentire la voce del capofamiglia rompere nuovamente il silenzio, prima che desideri proibiti cominciassero a sobillare il suo spirito e la sua mente:«Che ambizione può avere un uomo che già possiede tutto questo, un uomo che, nolente o volente, è inevitabilmente eclissato dalla fama e dalla gloria dei suoi avi? La memoria, Fhard Mitt. Un segno, un marchio che deve lasciare un solco così imponente su questa terra da non poter essere dimenticato tanto facilmente. E lei, mi darà proprio questa possibilità. Quindi, per favore, non si nasconda più e mostri quel desiderio così ardente che condividiamo.

Detto ciò, le illustro cosa è necessario modificare: il muro in sé è improponibile e impossibile e non solo per motivi economici, ma anche, principalmente per motivi logistici. Per costruirlo sarebbe necessario dirottare sufficiente materiale dalle miniere di Vourglan e di Nienden[3]…»


«Perdonate l’insolenza di interrompervi, nobile Fhard, ma non basterebbe utilizzare la miniera di pietra bianca dei Monti Freddi?»


«Non sia ingenuo,» esclamò Denzar, sfoderando un sorriso divertito «le sue fortezze saranno costruite in Endiurg[4]


«Ma in questo modo i costi rimarrebbero comunque altissimi!»


«Riguardo il costo dei materiali non si deve preoccupare. Me ne occuperò io. Riguardo, invece, alla “forma” della sua “creatura” avevo pensato a qualcosa di questo genere.»


L'esposizione dei cambiamenti al suo progetto lo portarono a immaginare qualcosa di completamente diverso e, per un attimo, ne rimase lievemente deluso.


«Tuttavia, in questo modo le razzie non si fermeranno...»


«Al contrario. Useremo una difesa naturale che nella Satrapia del Nord è molto più vasta di qualunque fortificazione: la Durren dran[5]. Sposteremo tutti i villaggi entro la foresta e lasceremo a quei folli barbari solo terra brulla e desolata. Quando cercheranno di invaderci, se saranno tanto sciocchi da illudersi di potersi intrufolare senza conseguenze, in brevissimo tempo si troveranno con la linea di supporto e la via di fuga tagliata e davanti a loro una foresta di cui non conoscono nulla, nemmeno il fatto che vi siano dei presidi di soldati imperiali pronti ad accerchiarli. Crederanno di venire come orsi ruggenti, quando in realtà non saranno altro che topi in trappola.»


Il sangue cominciò a ribollirgli nelle vene. Riusciva a “vedere” quei rozzi assassini circondati, disperati e poi fatti a pezzi. Sentiva l'impeto di urlare, di scatenare il suo odio, di trovarsi lì nel momento in cui le Sue costruzioni li avrebbero prima illusi e poi avrebbero segnato la loro fine.

Quando alzò lo sguardo e incrociò quello del capofamiglia non provò altro che ammirazione e obbedienza.

«I vostri consigli hanno illuminato la mia mente e il mio cuore, Iundar. Quando potremo iniziare?»



«Un uomo assetato di sangue... benché non voglia sporcarsi le mani direttamente. Patetico.»

«Su, su, fratello. Non essere così lapidario. Molti hanno la fortuna di nascere dotati in un campo, alcuni in due, i talentuosi e i migliori in molti di più. Quell'uomo sta solo cercando di portare avanti il suo egoistico desiderio nell'unico modo che sa di poter gestire meglio e questo lo rende una persona più intelligente di tanti altri.»

Bool fissava il fratello maggiore ritto in piedi, accanto a lui, mentre quest'ultimo scrutava, assorto, il fuoco che ardeva nel camino. Si era ormai fatta sera e, come faceva spesso, aveva deciso di esporre a suo fratello il loro prossimo “investimento”.

Fhard Bool aveva ripreso molto da sua madre: gli occhi bruni e i capelli tra il biondo chiaro e il castano. Dal padre, invece, a differenza del fratello, aveva ripreso la corporatura, massiccia, e l'altezza, imponente.

«Non credevo che avresti accettato un simile... affare. Se così si può chiamare. Trovi veramente importante questa fortificazione al nord, quando le attenzioni di Sua Maestà si stanno sempre di più spostando verso il sud[6]

«Sai, fratello, qual è la caratteristica che un buon capofamiglia, o un buon regnante, deve avere? La lungimiranza. Il sud non sarà che un passatempo temporaneo. Il Nord rappresenta il futuro. Una volta che il progetto raggiungerà la corte, Sua Maestà ne prenderà atto e lo approverà, permettendoci, così, di attingere anche a dei sostanziosi contributi imperiali. E un giorno, sarà la Famiglia Cardas a essere ricordata come la famiglia che per prima predisse il pericolo del Cournan Dangar[7]

“E chissà, forse, un giorno, si potrebbero rivelare più utili di quanto, adesso, possiamo immaginare.”


Il progetto che Denzar aveva dietro le fortezze non andò mai realmente a compimento. Sta di fatto, però, che la sua idea di porre tali fortificazioni come un merito della Famiglia Cardas ebbe, in futuro, conseguenze inaspettate.
E così si conclude questo racconto riguardo il Bastione del Nord. Tra due settimane vi aspetterà una storia, forse, ancor più singolare: "L'essere un Guaritore".
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[1] Il termine in sé non ha significato; esso riprende la frase : “Chunnic ur darg ver en lou dles er dass”, il cui significato sarebbe  “Soppesate il valore di una vita mortale o immortale”. Comunemente tali fiori sono noti come Velust, ma, con la crescita della leggenda intorno a questo potente strumento magico, hanno assunto anche il nome che più di tutti rimanda al suo leggendario potere: “Loudass”, “Il Fiore Immortale”.

[2] “Desiderio proibito”.

[3] Sono due cave sfruttate dai neoimperiali sui Monti Tempestosi.

[4]È lo stesso materiale che fu usato per costruire la Torre di Luce e altre roccaforti imperiali; nello stesso periodo in cui Mitt incontrò il Fhard Denzar, senza che Mitt ne fosse a conoscenza, ne fu scoperto un grosso “giacimento” nei Monti dell'Est. Precedentemente la presenza di tale materiale era stata riscontrata solo sui Monti Freddi e sulla Cinta di Arsan. È più resistente della pietra e della pietra bianca, sebbene più pesante.

[5]“L'Ultimo Passo”. È bene considerare che le dimensioni della Foresta del Nord, al tempo di Denzar e Mitt erano maggiori.

[6]Pochi anni più tardi l'avvio della costruzione della futura Fortezza di Mitt, l'Impero diede inizio alla campagna di conquista dell'Arcipelago dei Falsi.


[7]“Il Freddo Nord”; il termine è usato spesso dal ceto popolare per indicare “quell'immenso e ignoto territorio, pullulante di creature, abomini e rozzi Barbari”.