mercoledì 7 febbraio 2018

"Espiazione", 4a Parte




Con vivida sorpresa si ritrovò Ognan “volare” sopra il lago di fiamme del braciere. Quattro braccia vagamente umane lo sovrastavano.

«Stai pronto!»

“Ma c-che…?”

Due delle braccia colpirono il terreno. Un’onda tellurica sconvolse il pavimento e si propagò, spazzando via ogni cosa, compreso Lenu. Il Master finì per essere sbalzato in aria. L’onda d’urto raggiunse anche Mainer, ma lo destabilizzò solamente.

«Vaiii!» urlò il Relurg Estran con in volto un’espressione risoluta.

“Posso raggiungerlo!”

Cominciò a intonare l’Incanto e a concentrare una grossa quantità di energia nel suo pugno destro. Non gli interessava più di difendersi. Poteva anche morire. Come, in realtà, aveva silenziosamente sperato fin dall’inizio, così da suggellare e disperdere quel senso di colpa che lo attanagliava.

«Maineeeer!»

«Bastardo! Quanto ancora vuoi metterti in mezzo?! Tu, maledetto traditore!»

Misero entrambi tutto se stessi in quell’ultimo assalto. Il nobile della Famiglia Devenion generò due colonne di fuoco imponenti: la prima la scagliò contro il Relurg Estran, la seconda in direzione dell’uomo volante.

«Akru Ledert, Sacrificio delle Cinque Aperture» esclamò Lenu, poco prima di essere colpito.

Cinque fori[1] ricoprirono il suo braccio destro. La carne stessa dell’arto finì per pulsare, sconvolta dall’immane energia che si accumulò. Spazzò via le fiamme, come se stesse scostando una tenda, e poi si preparò a scagliare tutta la sua forza. Nel medesimo frangente un foro si era già richiuso, facendo sanguinare la spalla e finendo quasi per spezzare le ossa e strappare i muscoli.
Colpito, ma determinato, Mainer ricoprì il suo braccio con le fiamme purpuree e con la magia. L’asta che aveva così imprudentemente fissato nel suo corpo cominciò a mostrare segni di fratture.
La Dovnus venne devastata e gli effetti di quello scontro ne raggiunsero il tetto. Il braciere finì per rovesciarsi parzialmente. Una colonna di fumo si alzò dalla villa, destando stupore e agitazione nelle truppe imperiali che, silenziose fino a quel momento, all’esterno, la sorvegliavano in quella notte turbata da nuvole infauste.

Camminava lentamente, sicuro che la battaglia ormai fosse vinta. Era rimasto ferito, fatto già di per sé inusuale, ma quei due uomini lo avevano sorpreso ancor di più. Quell’ardore lo aveva risvegliato da un torpore che, da un tempo che non riusciva più a ricordare, lo soffocava. Avrebbe dovuto andarsene, lasciare quel luogo alle fiamme; tuttavia, la sua curiosità, l’ammirazione per quel gesto di sacrificio estremo lo costrinse a controllare. Trovò i due corpi a poca distanza l’uno dall’altro: Mainer era evidentemente morto; il suo cadavere era irriconoscibile e sul petto aveva una cavità che non lasciava spazio a dubbi. Master Lenu, invece, era steso a terra con un braccio parzialmente mozzato, se così si poteva definire, e la tunica quasi completamente distrutta. Sembrava non riportare altre ferite, ma era chiaro che il fisico era al limite. Lo sollevò per il braccio ancora sano e iniziò a trascinarlo. Respirava, ma questo lo aveva già capito nel momento in cui lo aveva visto, ma, cosa ancor più strabiliante, tornò cosciente per qualche istante.

«L-lasciami… q-qui.»

«Non è detto che tu viva. Avrai bisogno di essere curato da degli specialisti. Semmai dovessi sopravvivere, potrai anche odiarmi e venire a cercarmi. Non ho voglia di vederti sparire tra le fiamme che presto avvolgeranno questa villa» esclamò Ognan.

«N-non…»

Master Lenu crollò nell’oblio.

Nulla di quanto avvenne fu mai registrato o portato alla luce. Le ricerche di Mainer furono bandite. Curiosamente, però, alcuni Misfer furono nascosti e, solo dopo lungo tempo, distrutti. L’incidente dei “Misfer Infernali[2]”, così furono chiamati, strinse il laccio della corte imperiale nei confronti degli esperimenti  e delle ricerche che venivano condotte nelle Accademie.
Nel 397 TE la Famiglia Devenion perse la quasi totalità dei suoi membri[3], compreso il capo-famiglia, traviato dalla follia che aveva preso possesso del fratello. Le restanti Famiglie, impaurite da un precedente che avrebbe potuto scatenare future lotte di potere per annientare l’antica e prestigiosa nobiltà bavariena, optò per un compromesso: nell’eccidio rimasero in vita solo un bambino e sua madre che avevano lontani legami di sangue con la Famiglia e dunque furono posti come ramo centrale e la donna fu accompagnata a uno dei fratelli del capo della Famiglia Ura che ebbe il duro compito di mantenere il controllo sulle casate cadette che o avevano iniziato a muoversi per raccogliere sempre più potere, o avevano cominciato a cercare “protezione” altrove. La Famiglia Devenion perse tutto il suo prestigio e il suo potere, finendo per divenire la più debole delle Dodici Famiglie.


E così si conclude "Espiazione". La storia del personaggio di Lenu, però, avrà, forse, altri... approfondimenti. Che alla fine sia morto per le ferite riportate o sia sopravvissuto non è ancora certo, ma ha ancora qualcosa da dire. Tra due settimane sarà la volta di: "Desideri".
Per qualunque domanda o confronto potete lasciare un commento sulla Pagina Facebook Gli Annali della Caduta oppure direttamente qui sul blog. 
A presto e stay tuned 😁😉.


[1] La Somagia non consente di accumulare quantità di magia elevate in una stessa parte del corpo. L’incantesimo usato da Lenu permette ciò, generando cinque fori che seguendo un’immaginaria linea retta partono dalla spalla e raggiungono il palmo della mano, divenendo come punti di sfogo in cui l’eccessiva energia viene convogliata senza che il braccio stesso vada istantaneamente in pezzi. Curioso che l’Incanto utilizzi obbligatoriamente il braccio dominante del mago.
[2] La parola “Misfer” deriva dall’elfico. L’aggettivo “infernale”, invece, deve essere considerato come una traduzione attinente al significato del termine imperiale.
[3] Molti dei quali erano divenuti utilizzatori dei Misfer Infernali dato che, almeno in quel periodo, la Famiglia Devenion aveva visto ridursi sensibilmente individui in grado di usare la magia nella sua Famiglia e nelle casate cadette che proteggeva.

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