“«Perlustrare tutta la
villa e i sotterranei. Passare dalle aree più esterne fino a convergere alla
Dovnus[1].
Eliminateli tutti.»”
Avrebbe voluto dare
altri ordini. Avrebbe voluto fermare ogni cosa. Fermare il tempo, tornare
indietro e impedire che tutta quella follia si spargesse. Non era riuscito a
fare nulla, nulla! Era un mago e gli dei lo beffavano facendolo sentire impotente.
«Ci muoveremo lungo
l’ala sinistra. La tua squadra, Venrius, si occuperà di scendere lungo i
sotterranei. Master Lenu, ha inviato gli ordini?» chiese il Tanreal[2]
dai folti baffi e dai capelli bianchi.
«Come avete disposto,
Tanreal Aleune. Le altre squadre sono già in movimento» gli rispose, irrigidendosi
e stringendo in una morsa serrata i pugni.
«Allora muoviamoci. Non
abbiate pietà.»
Lenu
pose il palmo della mano destra sul muro bianco illuminato dalla luce della
luna. Alla vista della sua ombra ebbe un’esitazione. Tutto era nato da una
bizzarra quanto nebulosa idea, lo spettro di buoni propositi.
Concentrò
un po’ di energia e il muro implose verso l’interno. Con una rapida folata di
vento, spazzò via il fumo e penetrò nella villa. Ispezionò il corridoio
spoglio, illuminato da qualche lucerniere incastonato in fessure apposite sui
muri, poi fece segno al Tanreal che non vi era pericolo. La squadra si divise
in due: venti con Lenu e il Tanreal, e altri venti con un suo compagno Master e
Venrius. Quando voltarono all’angolo, furono raggiunti da alcune guardie
armate. Ne colpì due, rapidamente e impedendogli qualunque movimento con le
lance che avevano. Trovandosi nel mezzo di altri cinque guerrieri, ringraziò la
sua meticolosità: si era munito di una barriera e grazie alla Somagia gli fu
facile, in un luogo tanto stretto, avere ragione su quel gruppetto. Solo
l’ultimo fu ucciso dai soldati imperiali quando riuscirono a raggiungerlo.
Continuarono
ad avanzare tra le ombre della villa e un silenzio agitatore. Si divisero per
controllare le varie stanze, controllando persino armadi o mobili che in
qualunque modo potessero nascondere qualcuno o peggio, qualcosa. Trovarono
altre guardie nei pressi di una scala laterale dalla colorazione scura, quasi
nera. Questa volta rimase indietro e lasciò combattere i soldati. Gli ordini
erano di preservare le forze per il “vero” combattimento; si immischiò solo
quando constatò che i suoi movimenti non avrebbero causato danni o confusione.
Due soldati imperiali rimasero a terra, ma il Tanreal non se ne curò. Quella
missione era stata scelta volontariamente da tutti i suoi membri. Nessun corpo
avrebbe mai avuto un Rito di Ascensione. Una volta avuta la certezza
dell’avvenuto sterminio, tutto sarebbe stato dato alle fiamme. Non si poteva
rischiare di macchiare l’onore delle Dodici Famiglie.
Improvvisamente
un’esplosione sconvolse una delle tante sale adibite ai pasti, da cui Master
Lenu e il Tanreal si stavano per spostare dopo aver controllata. La mobilia, il
lungo tavolo lucido, il braciere appeso al soffitto e ardente, gli affreschi
che caratterizzavano le due pareti laterali e più lunghe andarono distrutti.
Rimase qualche maceria e il rischio concreto di star per essere sepolti vivi.
«Nemici?! R-rapporto
sulla situazione» sbraitò il Tanreal, tossendo, dopo aver corso il concreto e
vicinissimo pericolo di finir stritolato dal secondo piano della villa.
Master Lenu cercò di
far luce nell’oscurità totale che si era generata, ma per quanto provasse le
polveri e il fumo rendevano precaria la sua visione. Fu il singulto di un
soldato ad attirare la sua attenzione: si voltò a destra e notò subito una
figura ammantata da una tunica bianca e nera senza maniche, dai capelli
diradati e dallo sguardo vuoto, inespressivo. Stava per colpirlo con una sfera
d’energia. Ringrazio il Dio Sole per averlo trattenuto in tempo.
«Ma che diamine ti
salta in mente, Ognan! La villa deve essere distrutta dopo aver controllato che siano tutti morti. Non puoi agire di tua
iniziativa in questo modo!» gridò il Tanreal, decisamente contrariato.
«Le chiedo perdono.
Siamo stati circondati da un massiccio assembramento di… nemici. Per difendere
la mia squadra sono stato costretto» disse, chinando il busto, con un tono così
sottomesso e neutro da sembrare quasi imbarazzante.
«Dice il vero,
Tanreal!» strepitò una voce dal corridoio che tra le macerie si era formato.
«Erts, in quanti siete
rimasti?»
«I nemici erano quasi
una quarantina e hanno cercato di accerchiarci facendo uso dei vari androni e
delle stanze. Siamo solo in cinque.»
«Allora vi unirete a
noi. È tempo di smetterla di perdere tempo. Ci dirigiamo alla Dovnus.»
Provò
un brivido. Si era preparato per quel momento. Si era detto centinaia e
centinaia di volte che quanto stava facendo era l’unica cosa che ormai era
possibile da perseguire. Non poteva avere esitazioni.
L’uomo dalla veste
bianca e nera e dalle mani congiunte gli passò accanto. Riprese a camminare
nelle “retrovie”, lanciando sguardi carichi di tensione ovunque. In particolar
modo all’agente del Token-Akrusteir. Era rinomato, ma mai lo aveva visto dal
vivo. Aveva sentito che si fosse proposto esplicitamente. Poteva immaginare
quale fosse il motivo, ma guardandolo in quel momento stava riconsiderando le
sue ipotesi. Non sembrava un uomo in procinto di vendicarsi o, peggio, di
tradirli. Era calmo, placido. In un certo senso, quasi assente.
“Provi
forse vergogna per i crimini della tua Famiglia? Oppure stai semplicemente
evitando di pensarci?”
Il
“Relurg Estran”[3],
così lo chiamavano. Si diceva che non avesse bisogno di muovere un muscolo, che
durante un combattimento rimanesse a mani giunte, come se stesse sussurrando a
qualche divinità e che, proprio rimanendo totalmente impassibile, annientasse
il nemico. Lo aveva immaginato più robusto e più alto e, invece, si era trovato
davanti un uomo di mezza età dal volto pallido, a piedi nudi e dai calzoni
lacerati. Non riteneva possibile che delle dicerie potessero alimentare e
mantenere nella sua posizione un agente del Token-Akrusteir, quindi, suppose
che quell’aspetto noncurante volesse solamente far abbassare la guardia agli
avversari.
[...]
Ed è così che si ritorna dalle vacanze natalizie, con un racconto denso di malinconia e sofferenza. Questa "cronaca" ha un legame ben stretto con la Storia principale, sia perché rispetto ad altre è più vicina temporalmente, sia perché gli effetti di quanto accadrà saranno pesanti per l'Impero. Data la sua lunghezza, sarà diviso in almeno quattro parti, quindi aspettatevi di tutto!
Per qualunque domanda o confronto potete lasciare un commento sulla Pagina Facebook Gli Annali della Caduta oppure direttamente qui sul blog.
A presto e stay tuned 😁😉.
[1] Il “Nucleo”, o anche il “Cuore”,
è il fulcro delle ville che ospitano gli Iundar delle Dodici Famiglie.
Solitamente si trovano al centro della struttura stessa, protette da spesse
mura e da guardie specializzate, in alcuni casi anche da Master assoldati dalla
nobiltà: al loro interno vi sono non solo i cimeli, ma anche gioielli,
ricchezze, beni di ogni tipo e, cosa non meno importante, registri, cronache,
genealogie e segreti della Famiglia.
[2] È un termine con ci si rivolge
al capitano di un Manipolo.
Nessun commento:
Posta un commento